"Siamo tutti in pericolo". Intervista a Pier Paolo Pasolini, L’Unità 1 novembre 1975
Questo che pubblichiamo è il testo dell’intervista di Furio Colombo a
Pier Paolo Pasolini pubblicato sull’inserto "Tuttolibri" del
quotidiano "La Stampa" l’8 novembre del 1975
Questa intervista ha avuto luogo sabato 1° novembre, fra le 4 e le 6
del pomeriggio, poche ore prima che Pasolini venisse assassinato.
Voglio precisare che il titolo dell’incontro che appare in questa
pagina è suo, non mio. Infatti alla fine della conversazione che
spesso, come in passato, ci ha trovati con persuasioni e punti di
vista diversi, gli ho chiesto se voleva dare un titolo alla sua
intervista.
Ci ha pensato un po’, ha detto che non aveva importanza, ha cambiato
discorso, poi qualcosa ci ha riportati sull’argomento di fondo che
appare continuamente nelle risposte che seguono. "Ecco il seme, il
senso di tutto - ha detto - Tu non sai neanche chi adesso sta
pensando di ucciderti. Metti questo titolo, se vuoi: "Perché siamo
tutti in pericolo"".
Pasolini, tu hai dato nei tuoi articoli e nei tuoi scritti, molte
versioni di ciò che detesti. Hai aperto una lotta, da solo, contro
tante cose, istituzioni, persuasioni, persone, poteri. Per rendere
meno complicato il discorso io dirò "la situazione", e tu sai che
intendo parlare della scena contro cui, in generale ti batti. Ora ti
faccio questa obiezione. La "situazione" con tutti i mali che tu
dici, contiene tutto ciò che ti consente di essere Pasolini. Voglio
dire: tuo è il merito e il talento. Ma gli strumenti? Gli strumenti
sono della "situazione". Editoria, cinema, organizzazione, persino
gli oggetti. Mettiamo che il tuo sia un pensiero magico. Fai un gesto
e tutto scompare. Tutto ciò che detesti. E tu? Tu non resteresti solo
e senza mezzi? Intendo mezzi espressivi, intendo...
Sì, ho capito. Ma io non solo lo tento, quel pensiero magico, ma ci
credo. Non in senso medianico. Ma perché so che battendo sempre sullo
stesso chiodo può persino crollare una casa. In piccolo un buon
esempio ce lo danno i radicali, quattro gatti che arrivano a smuovere
la coscienza di un Paese (e tu sai che non sono sempre d’accordo con
loro, ma proprio adesso sto per partire, per andare al loro
congresso). In grande l’esempio ce lo dà la storia. Il rifiuto è
sempre stato un gesto essenziale. I santi, gli eremiti, ma anche gli
intellettuali. I pochi che hanno fatto la storia sono quelli che
hanno detto di no, mica i cortigiani e gli assistenti dei cardinali.
Il rifiuto per funzionare deve essere grande, non piccolo, totale,
non su questo o quel punto, "assurdo" non di buon senso. Eichmann,
caro mio, aveva una quantità di buon senso. Che cosa gli è mancato?
Gli è mancato di dire no su, in cima, al principio, quando quel che
faceva era solo ordinaria amministrazione, burocrazia. Magari avrà
anche detto agli amici, a me quell’Himmler non mi piace mica tanto.
Avrà mormorato, come si mormora nelle case editrici, nei giornali,
nel sottogoverno e alla televisione. Oppure si sarà anche ribellato
perché questo o quel treno si fermava, una volta al giorno per i
bisogni e il pane e acqua dei deportati quando sarebbero state più
funzionali o più economiche due fermate. Ma non ha mai inceppato la
macchina. Allora i discorsi sono tre. Qual è, come tu dici, "la
situazione", e perché si dovrebbe fermarla o distruggerla. E in che
modo.
(...)
Che cos’è il potere, secondo te, dove è, dove sta, come lo stani?
Il potere è un sistema di educazione che ci divide in soggiogati e
soggiogatori. Ma attento. Uno stesso sistema educativo che ci forma
tutti, dalle cosiddette classi dirigenti, giù fino ai poveri. Ecco
perché tutti vogliono le stesse cose e si comportano nello stesso
modo. Se ho tra le mani un consiglio di amministrazione o una manovra
di Borsa uso quella. Altrimenti una spranga. E quando uso una spranga
faccio la mia violenza per ottenere ciò che voglio. Perché lo voglio?
Perché mi hanno detto che è una virtù volerlo. Io esercito il mio
diritto-virtù. Sono assassino e sono buono.
Ti hanno accusato di non distinguere politicamente e ideologicamente,
di avere perso il segno della differenza profonda che deve pur
esserci fra fascisti e non fascisti, per esempio fra i giovani.
Per questo ti parlavo dell’orario ferroviario dell’anno prima. Hai
mai visto quelle marionette che fanno tanto riderei bambini perché
hanno il corpo voltato da una parte e la testa dalla parte opposta?
Mi pare che Totò riuscisse in un trucco del genere. Ecco io vedo così
la bella truppa di intellettuali, sociologi, esperti e giornalisti
delle intenzioni più nobili, le cose succedono qui e la testa guarda
di là. Non dico che non c’è il fascismo. Dico: smettete di parlarmi
del mare mentre siamo in montagna. Questo è un paesaggio diverso. Qui
c’è la voglia di uccidere. E questa voglia ci lega come fratelli
sinistri di un fallimento sinistro di un intero sistema sociale.
Piacerebbe anche a me se tutto si risolvesse nell’isolare la pecora
nera. Le vedo anch’io le pecore nere. Ne vedo tante. Le vedo tutte.
Ecco il guaio, ho già detto a Moravia: con la vita che faccio io pago
un prezzo... È come uno che scende all’inferno. Ma quando torno - se
torno - ho visto altre cose, più cose. Non dico che dovete credermi.
Dico che dovete sempre cambiare discorso per non affrontare la verità.
E qual è la verità?
Mi dispiace avere usato questa parola. Volevo dire "evidenza". Fammi
rimettere le cose in ordine. Prima tragedia: una educazione comune,
obbligatoria e sbagliata che ci spinge tutti dentro l’arena
dell’avere tutto a tutti i costi. In questa arena siamo spinti come
una strana e cupa armata in cui qualcuno ha i cannoni e qualcuno ha
le spranghe. Allora una prima divisione, classica, è "stare con i
deboli". Ma io dico che, in un certo senso tutti sono i deboli,
perché tutti sono vittime. E tutti sono i colpevoli, perché tutti
sono pronti al gioco del massacro. Pur di avere. L’educazione
ricevuta è stata: avere, possedere, distruggere.
Allora fammi tornare alla domanda iniziale. Tu, magicamente abolisci
tutto. Ma tu vivi di libri, e hai bisogno di intelligenze che
leggono. Dunque, consumatori educati del prodotto intellettuale. Tu
fai del cinema e hai bisogno non solo di grandi platee disponibili
(infatti hai in genere molto successo popolare, cioè sei "consumato"
avidamente dal tuo pubblico) ma anche di una grande macchina tecnica,
organizzativa, industriale, che sta in mezzo. Se togli tutto questo,
con una specie di magico monachesimo di tipo paleo-cattolico e neo-
cinese, che cosa ti resta?
A me resta tutto, cioè me stesso, essere vivo, essere al mondo,
vedere, lavorare, capire. Ci sono cento modi di raccontare le storie,
di ascoltare le lingue, di riprodurre i dialetti, di fare il teatro
dei burattini. Agli altri resta molto di più. Possono tenermi testa,
colti come me o ignoranti come me. Il mondo diventa grande, tutto
diventa nostro e non dobbiamo usare né la Borsa, né il consiglio di
amministrazione, né la spranga, per depredarci. Vedi, nel mondo che
molti di noi sognavano (ripeto: leggere l’orario ferroviario
dell’anno prima, ma in questo caso diciamo pure di tanti anni prima)
c’era il padrone turpe con il cilindro e i dollari che gli colavano
dalle tasche e la vedova emaciata che chiedeva giustizia con i suoi
pargoli. Il bel mondo di Brecht, insomma.
Come dire che hai nostalgia di quel mondo.
No! Ho nostalgia della gente povera e vera che si batteva per
abbattere quel padrone senza diventare quel padrone. Poiché erano
esclusi da tutto nessuno li aveva colonizzati. Io ho paura di questi
negri in rivolta, uguali al padrone, altrettanti predoni, che
vogliono tutto a qualunque costo. Questa cupa ostinazione alla
violenza totale non lascia più vedere "di che segno sei". Chiunque
sia portato in fin di vita all’ospedale ha più interesse - se ha
ancora un soffio di vita - in quel che gli diranno i dottori sulla
sua possibilità di vivere che in quel che gli diranno i poliziotti
sulla meccanica del delitto. Bada bene che io non facio né un
processo alle intenzioni né mi interessa ormai la catena causa
effetto, prima loro, prima lui, o chi è il capo-colpevole. Mi sembra
che abbiamo definito quella che tu chiami la "situazione". È come
quando in una città piove e si sono ingorgati i tombini. l’acqua
sale, è un’acqua innocente, acqua piovana, non ha né la furia del
mare né la cattiveria delle correnti di un fiume. Però, per una
ragione qualsiasi non scende ma sale. È la stessa acqua piovana di
tante poesiole infantili e delle musichette del "cantando sotto la
pioggia". Ma sale e ti annega. Se siamo a questo punto io dico: non
perdiamo tutto il tempo a mettere una etichetta qui e una là. Vediamo
dove si sgorga questa maledetta vasca, prima che restiamo tutti
annegati.
E tu, per questo, vorresti tutti pastorelli senza scuola
dell’obbligo, ignoranti e felici.
Detta così sarebbe una stupidaggine. Ma la cosiddetta scuola
dell’obbligo fabbrica per forza gladiatori disperati. La massa si fa
più grande, come la disperazione, come la rabbia. Mettiamo che io
abbia lanciato una boutade (eppure non credo) Ditemi voi una altra
cosa. S’intende che rimpiango la rivoluzione pura e diretta della
gente oppressa che ha il solo scopo di fari libera e padrona di se
stessa. S’intende che mi immagino che possa ancora venire un momento
così nella storia italiana e in quella del mondo. Il meglio di quello
che penso potrà anche ispirarmi una delle mie prossime poesie. Ma non
quello che so e quello che vedo. Voglio dire fuori dai denti: io
scendo all’inferno e so cose che non disturbano la pace di altri. Ma
state attenti. L’inferno sta salendo da voi. È vero che sogna la sua
uniforme e la sua giustificazione (qualche volta). Ma è anche vero
che la sua voglia, il suo bisogno di dare la sprangata, di aggredire,
di uccidere, è forte ed è generale. Non resterà per tanto tempo
l’esperienza privata e rischiosa di chi ha, come dire, toccato "la
vita violenta". Non vi illudete. E voi siete, con la scuola, la
televisione, la pacatezza dei vostri giornali, voi siete i grandi
conservatori di questo ordine orrendo basato sull’idea di possedere e
sull’idea di distruggere. Beati voi che siete tutti contenti quando
potete mettere su un delitto la sua bella etichetta. A me questa
sembra un’altra, delle tante operazioni della cultura di massa. Non
potendo impedire che accadano certe cose, si trova pace fabbricando
scaffali.
Ma abolire deve per forza dire creare, se non sei un distruttore
anche tu. I libri per esempio, che fine fanno? Non voglio fare la
parte di chi si angoscia più per la cultura che per la gente. Ma
questa gente salvata, nella tua visione di un mondo diverso, non può
essere più primitiva (questa è un’accusa frequente che ti viene
rivolta) e se non vogliamo usare la repressione "più avanzata"...
Che mi fa rabbrividire.
Se non vogliamo usare frasi fatte, una indicazione ci deve pur
essere. Per esempio, nella fantascienza, come nel nazismo, si
bruciano sempre i libri come gesto iniziale di sterminio. Chiuse le
scuole, chiusa la televisione, come animi il tuo presepio?
Credo di essermi già spiegato con Moravia. Chiudere, nel mio
linguaggio, vuol dire cambiare. Cambiare però in modo tanto drastico
e disperato quanto drastica e disperata è la situazione. Quello che
impedisce un vero dibattito con Moravia ma soprattutto con Firpo, per
esempio, è che sembriamo persone che non vedono la stessa scena, che
non conoscono la stessa gente, che non ascoltavano le stesse voci.
Per voi una cosa accade quando è cronaca, bella, fatta, impaginata,
tagliata e intitolata. Ma cosa c’è sotto? Qui manca il chirurgo che
ha il coraggio di esaminare il tessuto e di dire: signori, questo è
cancro, non è un fatterello benigno. Cos’è il cancro? È una cosa che
cambia tutte le cellule, che le fa crescere tutte in modo pazzesco,
fuori da qualsiasi logica precedente. È un nostalgico il malato che
sogna la salute che aveva prima, anche se prima era uno stupido e un
disgraziato? Prima del cancro, dico. Ecco prima di tutto bisognerà
fare non solo quale sforzo per avere la stessa immagine. Io ascolto i
politici con le loro formulette, tutti i politici e divento pazzo.
Non sanno di che Paese stanno parlando, sono lontani come la Luna. E
i letterati. E i sociologi. E gli esperti di tutti i generi.
Perché pensi che per te certe cose siano talmente più chiare?
Non vorrei parlare più di me,forse ho detto fin troppo. Lo sanno
tutti che io le mie esperienze le pago di persona. Ma ci sono anche i
miei libri e i miei film. Forse sono io che sbaglio. Ma io continuo a
dire che siamo tutti in pericolo.
Pasolini, se tu vedi la vita così - non so se accetti questa domanda - come pensi di evitare il pericolo e il rischio?
È diventato tardi, Pasolini non ha acceso la luce e diventa difficile
prendere appunti. Rivediamo insieme i miei. Poi lui mi chiede di
lasciargli le domande. "Ci sono punti che mi sembrano un po’ troppo
assoluti. Fammi pensare, fammeli rivedere. E poi dammi il tempo di
trovare una conclusione. Ho una cosa in mente per rispondere alla tua
domanda. Per me è più facile scrivere che parlare. Ti lascio le note
che aggiungo per domani mattina". Il giorno dopo, domenica, il corpo
senza vita di Pier Paolo Pasolini era all’obitorio della polizia di
Roma
14 Comments:
1970三島
1975パゾリーニ
1980サルトル
1986タルコフスキー
1989手塚治虫
1994ドゥルーズ
1998黒澤明
1955坂口安吾、アインシュタイン
1956溝口健二
1960和辻哲郎
1965谷崎潤一郎
1970三島
1975パゾリーニ
1980サルトル
1986タルコフスキー
1989手塚治虫
1994ドゥルーズ
1998黒澤明
ドイツの社会学統計では妊娠中に夫が戦地に行っていた妊婦から
同性愛者が多く生まれている
急激な社会的変化とストレスが胎児の脳と身体のバランスを崩す
それを認めた上で共生すべきだろう
基本的人権の無視はブーメランだ
浅田彰、パゾリーニ、三島
同性愛者には自らの孕む不合理性ゆえに
稀に明晰さへの桁違いの志向が見られる
いくつか抜き書きしてみました
投稿者 ふるみね 投稿日 2013/2/10
形式: 単行本
《 この影の市のただなかで幽体離脱を
嗾(けしか)ける、かくも生気にみちた世界を
色褪せたものに変えてしまう涙とともに。》 「政治集会」「『グラムシの遺骸』より」四方田犬彦訳『パゾリーニ詩集』みすず書房
《 きみはすでに痩せた手で
この沈黙を照らしだす理想を描いてみせた
(われわれのためにではなかった。》 「グラムシの遺骸」「『グラムシの遺骸』より」四方田犬彦訳『パゾリーニ詩集』みすず書房
《 パルチザンの首に巻きつけられたのと
同じ赤い布切れ、
墳墓のそば、白蝋細工のうえに、》 「グラムシの遺骸」「『グラムシの遺骸』より」四方田犬彦訳『パゾリーニ詩集』みすず書房
《 何かの偶然で世界を愛することになるとしたら、それは激しく単純な官能愛によるしかない。それはかつて迷い多き青春にあって》 「グラムシの遺骸」「『グラムシの遺骸』より」四方田犬彦訳『パゾリーニ詩集』みすず書房
《 ごらん、彼らは貧しさのうちにも生を怡(たの)しんでいる。
力に満ち、何ごとにも構えずに、神話が蘇る
……けれどもぼくは、》 「グラムシの遺骸」「『グラムシの遺骸』より」四方田犬彦訳『パゾリーニ詩集』みすず書房
《 伝統は擁護者を自称する者によって
毎日のように殺戮されていく。
民衆とともに死んでゆくのは、
宗教の光に微笑する大地だ、
畑の質素な農民と荒屋(あばらや)もまた。
〔……〕
道徳の光であり抵抗であった、われわれの実存も。》 「わが時代の信仰」「『わが時代の信仰』より」四方田犬彦訳『パゾリーニ詩集』みすず書房
《 悲しみの肉の薔薇、
受肉した五つの薔薇とともに、
原初の薔薇に宿る薔薇の癌。》「薔薇の形をしたポエジー」『薔薇の形をしたポエジー』より」四方田犬彦訳『パゾリーニ詩集』みすず書房
《 ぼくは生きながら火で焼かれた猫のようだ。
トレーラーのタイヤに踏みつぶされ、
餓鬼どもの手で無花果の木に吊るされたというのに、》「絶望した生命力」『薔薇の形をしたポエジー』より」四方田犬彦訳『パゾリーニ詩集』みすず書房
5つ星のうち5.0フリウリ語からイタリア語へ
投稿者フリ2011年4月2日
形式: 単行本
パゾリーニが詩人でもあったと聞いたことはありましたが,モラヴィアいわく「今世紀後半にイタリア語で書いた最大の詩人」といわれるほどの存在であったとは知らなかったです。また,パゾリーニが詩を書き始めたのは「イタリア語」ではなく,母の故郷で使われていたマイナー言語,「フリウリ語」であったということも,もちろん知りませんでした。
このようなことを含めて,訳者の四方田氏の解説はかゆいところに手が届くように丁寧で,初めてパゾリーニの詩に接したぼくには,非常に助かりました。訳自体も,原詩の雰囲気を伝えているらしいことがわかる日本語でした。詩については,ぼくの琴線には後期作品に多く触れるものがありました。
ただし,「本文の文字が小さくて読みにくい」「目次が本文の後ろにある」など,デザインが無用に破格なところは,ぼくは好きではありません。
何より「読みにくい」というのは最悪で,文章の何が本当で何が嘘かをみるのを,故意に困難にしているかのようです。
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エンニオ・モリコーネ「50 Movie themes hits (Gold Edition Volume 2)」
https://itun.es/jp/rF93E
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Porcile (opera teatrale) - Wikipedia
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Porcile_(opera_teatrale)
X episodio Modifica
Julian incontra Spinoza, il filosofo morto da più di duecento anni, come in un sogno. Spinoza è presente poiché egli è un filosofo che si è appellato alla ragione ed è di estrazione borghese come Julian: lo spirito avverte il ragazzo che, richiamando a sé la ragione, potrà vincere l'impeto degli affetti e liberarsi dal suo amore per i maiali, conducendo una vita sì di compromessi, ma in mezzo agli altri.
Teatro 2 (Porcile - Orgia - Bestia da stile) eBook: Pier Paolo Pasolini: Amazon.it: Kindle Store
https://www.amazon.it/Teatro-Porcile-Orgia-Bestia-stile-ebook/dp/B00IXPRJ3U/
Porcile: il testo drammatico di Pasolini tra voce interiore e temporalità | scriverecinema
https://scriverecinema.wordpress.com/porcile-il-testo-drammatico-di-pasolini-tra-voce-interiore-e-temporalita/
-X Episodio
– personaggi in scena: Julian/ Spinoza
– azione: dialogo in forma di discorso diretto
– temporalità della scena: continua alla precedente, in forma di
sospensione attraverso il dialogo con il filosofo (forma esternata di un monologo
interiore di Julian).
– temporalità della fabula corrisponde a:
a) tempo del porcile dei porci:
JULIAN: “Lei è il nuovo dottore?”
SPINOZA: “No, io sono Spinoza.”
JULIAN: “Chi?”
SPINOZA: “Spinoza!”
JULIAN: “Qui, nel porcile?”
SPINOZA: “Sì, qui con te nel porcile.”
JULIAN: “Ma come…”
SPINOZA: “Sì, resta da stabilire qual è il vero porcile,
tuttavia dal salone e dal giardino
dove si celebra la Festa della Fusione
io ti ho seguito, mentre te la squagliavi,
e sei venuto fin qui, nel porcile dei porci .”
STY:内なる声と一時の間パゾリーニによって劇的なテキスト| scriverecinemahttps://scriverecinema.wordpress.com/porcile-il-testo-drammatico-di-pasolini-tra-voce-interiore-e-temporalita/-Xエピソード - ステージ上の文字:ジュリアン/スピノザ - アクション:直接話の形で対話 - シーンの一時はの形で、前のものを継続しますモノローグの哲学者(有声フォームとの対話を介してサスペンションインナージュリアン)。 - 寓話の一時はに対応しています。A)豚のSTYの時間:JULIAN:「あなたは新しい医者か?」スピノザ:「いいえ、私はスピノザよ。」JULIAN: "誰?"スピノザ:「スピノザ!」JULIAN:「ここでは、豚舎で?」スピノザ:「はい、ここにあなたと豚舎インチ」JULIAN: "しかし、どのように..."スピノザ:「はい、それは何を実際の豚舎を決定するために残っています、しかし、リビングルームと庭から我々は、合併の饗宴を祝う場所私はあなたの中squagliavi、あなたに従っています、あなたは豚のSTYに、ここに来ました。」
ù
Google 翻訳
https://translate.google.co.jp/translate?hl=ja?sl=it&tl=ja&u=http%3A//nam-students.blogspot.jp/2017/05/porcile.html
JULIAN
Lei è il nuovo dottore?
SPINOZA
No. io sono Spinoza.
JULIAN
Chi?
SPINOZA
Spinoza!
JULIAN
Qui, nel porcile?
SPINOZA
Sì, qui con te nel porcile.
JULIAN
Ma come...
SPINOZA
Certo, resta da stabilire qual è il vero porcile:
tuttavia, dal salone e dal giardino
dove si celebra la Festa della Fusione,
io ti ho seguito, mentre te la squagliavi,
e sei venuto qui, nel porcile dei porci.
96
JULIAN
E perché... Mi hai seguito?
SPINOZA
Ti seguo da tanto tempo, giovane Julian!
E ciò, a dire il vero, è strano
perché tu non sei Jaring Jelles, né Simon de Vries,
né Peter Balling e tantomeno sei Koerbagh,
condannato al carcere per eresia e in carcere morto.
JULIAN
No. Io non sono nessuno di tutti questi tuoi eroici scolari.
SPINOZA
Venticinque anni! Alla tua età io commerciavo in frutta.
Era il 1656 o '57. Sento ancora l'odore delle arance
che si coglievano in Spagna e ad Amsterdam si sbucciavano.
Eravamo una famiglia borghese ; e, ai prodotti
della natura, facevamo compiere un ciclo sociale
perché fossero consumati da bocche olandesi
anziché spagnole, e aumentasse cosi il loro valore.
Tutto incominciava. Franciscus van den Ende,
ex gesuita mi insegnò il latino,
per cui divenni libertino. Non è cambiato niente,
lo vedi : come gli amici di Ida,
io, ragazzo, mi schierai contro I vecchi.
JULIAN
Tu forse vuoi rimproverarmi?
SPINOZA
Oh no! Oh no! Perché «io lascio ciascuno
vivere secondo la sua complessione, e ammetto
che chi lo vuole muoia, per ciò ch'egli crede suo bene,
dato che ho permesso a me stesso
97
di vivere per la libertà». Ciò io scrissi - molto
più tardi, è vero - una decina d'anni dopo, quando
mi era più facile essere saggio. Non ti rimprovero.
Se ti racconto qualcosa della mia vita, è solo
perché assomiglia un po'alla tua.
JUDAN
Che la tua vita assomigli. Non assomigli alla mia,
non ha più per me - e tu Io sai - alcuna importanza.
SPINOZA
Lo so. Sto parlandoti solo per dimostrarti
come io sia...la persona meno adatta a essere qui
accanto a te, in questo supremo momento.
JULIAN
Vuoi dire che io avrei avuto piuttosto bisogno di un confessore? È cosi?
SPINOZA
Infatti. Invece, pensa!,
quando avevo la tua età, le mie opinioni
erano rigidamente eretiche! La Sinagoga
mi offerse molto denaro, perché tacessi
e la mia eresia non desse scandalo. Non accettai.
Un marrano, in nome della Cabala, tentò di ammazzarmi.
Il vecchio Isaak Aboab, mi maledisse
dall'alto del suo pulpito. Quanto soffrii!
Si crede che I rivoluzionari siano sempre forti
e che quindi non soffrano, come se I dolori
e le vergogne che essi si sono cercati, fossero
per essi scontati e naturali...
JULIAN
Ma perché dici questo?
98
SPINOZA
Beh, un'abiura (contro il conformismo dei padri
padroni di tonnellate di arance), un tentativo
di corruzione (inscenare una finta integrazione
del figlio ribelle), l'eresia del figlio - lo scandalo -
la persecuzione. Siamo nel 1667 o nel 1967?
JULIAN
Tu, però, sei stato un eroe.
SPINOZA
Ma tu sai che bisogna esserlo, e in che modo.
JULIAN
Non è Io stesso.
SPINOZA
Bene, se proprio vuoi sentire da me parole di condanna,
te le dirò ma non per condannarti,
bensì per dirti su che realtà diversa
si fondi la ragione per cui proprio io sono qui.
Un intero capitolo della mia «Etica», giovane Julian,
si intitola : «La schiavitù umana, ossia...
le forze degli affetti». Non c'è dubbio è un affetto
che ti attrae tra questi porci, e quindi ne sei schiavo.
Chi fa ciò, «benché veda il meglio, è costretto,
tuttavia, a seguire il peggio», dicevo.
JULIAN
Mai affetto fu più forte di questo che mi attrae tra questi porci.
SPINOZA
La tua protervia non contraddice Ia tua incertezza
«esse non sono contrarie per natura, ma per accidente»!
99
JULIAN
Dunque, se in qualche modo mi condanni, perché sei qui?
SPINOZA
Aspetta, voglio aggiungere ancora... una «Dimostrazione»
all'assurdità del mio essere qui. Ho concluso
la mia «Etica» con un capitolo, giovane protervo Julian,
il cui titolo suona, per analogia al precedente,
«La potenza dell'intelletto,
ossia la libertà umana». Un inno alla Ragione -
non lontana dall'idea che ne aveva Cartesio.
Te I'ho detto : la mia era già una perfetta famiglia borghese!
E inoltre nel mio «Tractatus politicus», il succo
è che «solo nella Città l'uomo può essere
razionale e libero». Dovrei dunque esser qui per dirti
«Liberati della schiavitù degli affetti, Julian,
per mezzo della ragione: e quindi torna tra gli uomini,
se vuoi essere un uomo!». E aggiungerei : «Va laggiù,
nel luogo dove il cocktail della Fusione infuria:
là ti aspetta il compromesso, sì, ma anche la libertà
dell'eresia e della rivoluzione».
JULIAN
Perché dunque non mi dici questo (che del resto so)?
SPINOZA
Forse tu non Io ricordi : ma prima di smettere del tutto
di leggere, e lasciarti assorbire dal silenzio
e da un'esperienza ripetuta, ripetuta
come I canti liturgici ー tu hai letto ー o meglio
hai cominciato a leggere ー un ultimo libro
che fu la mia «Etica», appunto.
Ne hai letto solo poche pagine, che riguardano Dio.
JULIAN
Lo ricordo appena.
100
SPINOZA
«Per eternità intendo la stessa esistenza... »
JULIAN
«... In quanto si concepisce seguire necessariamente
dalla sola definizione della cosa eterna... »
Sì : ti avevo imparato a memoria perché non ti capivo.
SPINOZA
Strana contraddizione in questo ebreo quarantenne!
Spiegare Dio con la Ragione: voglio dire,
con la Ragione che era già scientifica - e borghese!
Dio era, già, un vecchio problema ; e quella Ragione
non trovava dunque ancora un nuovo oggetto su cui parlare?
Io sono morto giovane, Julian, a soli quarantacinque anni.
Ma sono, in compenso, duecentonovanta anni che sono morto.
Se dunque aggiungiamo la mia esperienza alla tua
(che non hai voluto fare, ma hai fatto malgrado te stesso)
siamo, insieme, di una vecchiaia veramente maestosa:
abbiamo, cioè, l'età stessa della nostra Epoca.
Ma per un'Epoca, tre secoli non son poi molti
essa è dunque in realtà nel fiore della gioventù
(ha più, molto più, la tua età che la mia).
La decisione che tu ora prendi è dunque la decisione
che potrebbe prendere questa intera nostra giovane Epoca...
JULIAN
Ma io non prendo nessun & decisione...
SPINOZA
L'hai presa, invece. E da tempo. Cosa significa
essere stati per tre mesi senza parlare, senza mangiare,
senza dormire, senza sognare, senza morire?
JULIAN
Eh! Forse sparire.
101
SPINOZA
Ricordi I'«Etica»?
«Noi in tanto patiamo, in quanto siamo
una parte della natura che non pub essere concepita
per sé, senza le altre... »
JULIAN
«Si dice che patiamo, quando in noi sorge qualcosa,
di cui non siamo se non causa parziale... » Va bene!
SPINOZA
Io, primo filosofo della Ragione (poiché Cartesio
già ne era condizionato) dovrei dirti : «Parla, mangia,
sta sveglio, lavora, agisci, non sparire».
Ma I'oggetto della mia ragione era Dio.
Non posso pretendere che tu viva per fame di verità.
Dunque muori, se questo ti fa piacere, esci dal mondo.
JULIAN
Dal mondo del Sig. Herdhitze e del Sig. Klotz?
SPINOZA
Dal mondo del Sig. Herdhitze e del Sig. Klotz, e del loro
[contrario
JULIAN
Io ero già fuori dall'intrigo di questo contrario.
SPINOZA
Ma senza esserci mai entrato veramente.
JULIAN
Ci saranno certo state delle buone ragioni.
SPINOZA
Si, la previsione di ciò che saresti stato oggi,
in questo porcile dove sei venuto tutti i giorni
e dove hai perso dunque, come in una masturbazione
o in un raptus mistico, i rapporti col mondo.
JULIAN
Bene. E a cosa mi porta dunque, ciò, oltre
che verso la perdita della Ragione?
SPINOZA
A quella che tu ritieni la tua felicità.
JULIAN
Si, infatti io sono l'uomo più felice della terra!
SPINOZA
Appunto in quanto tu sei felice tu sei.
Col tuo essere tu ti esprimi.
Chiama come vuoi quel tuo modo di comunicare
che tuo padre chiama «né obbedire né disobbedire»:
fatto sta che per esempio molti santi hanno predicato
senza dire una sola parola-col silenzio,
con l'azione, con il sangue, con la morte.
Ah, non si tratta certo di discorsi
che possano essere definiti razionali.
A testimoniare questa forma di linguaggio
che nessuna Ragione può spiegare, neanche
contraddicendosi, tu sei stato chiamato.
JULIAN
Non voglio essere ridotto a cavia neanche della tua «Etica».
SPINOZA
Julian, non hai capito? Sono qui per abiurare la.
Essa non è stata che un libro - come il «Don Chisciotte»
come la «Monadologia» o come i «Principia mathematica»:
libri sublimi, se vuoi eppure opere
nate da un mondo che avrebbe prodotto, alla fine,
il tuo padre umanista e il suo socio tecnocrate.
Anzi, quelle opere non hanno fatto altro
che dar gloria a loro; avallare la loro storia.
È vero la Ragione (loro) mi è servita a spiegare Dio.
Ma una volta che, spiegato Dio, la Ragione
ha esaurito il suo compito, deve negarsi:
non deve restare che Dio, nient'altro che Dio.
Se mi sono soffermato su alcuni punti, cari al vecchio Spinoza, è per farti capire quanto abbia ragione il nuovo, e quanto esso in te ami la sola, la pura presenza di un Dio che non consola.
パゾリーニ「不純行為」#2『愛しいひと』42~3頁より
AMADO MIO preceduto da ATTI IMPURIby Pier Paolo Pasolini
一月からぼくらは芝居のけいこを始めた。民話劇『子供たちと小妖精(エールフィ)たち』で、戦争が終わったらすぐにもカスティッリオーネで公演するつもりで、ぼくがそのために書きおろしたものだ。あの日々のけいこはぼくの少年たちにとって無上の喜びの瞬間をなしたし、思うに彼らは大人になってからも、自分たちの少年期のある種の象徴(エンブレム)として思い出すことだろう。ニシューティは小妖精のひとりで、ぼく自身は人喰い鬼(オールコ)だった。しかし民話の筋立ても言っておかなければならない。なん人かの小妖精が、父親の人喰い鬼と一緒に、森の真ん中で、追い剥ぎをして暮らしていたが、ときたま人を喰うこともあった。いまは彼らの掘っ立て小屋の前、緞帳下の空き地にいる。舞台に立った彼らはまちがいなしにいじわるで皮肉屋で邪悪な役に扮するのだけれども、と同時に感じのよい少年たちであってもよい。するとそこに歌声が聞こえてくる。子供が二人、家出をして、冒険を求めて森に入り込んだのだ。人喰い鬼と小妖精たちは子供の声を聞きつけて、身を隠す。そしてあの二人が野営地にさしかかったとたん、跳び出して彼らを生け捕りにしてしまう。人喰い鬼がなにがしか悪事をはたらきにでかけているあいだ、捕虜の番をするのは小妖精たちの役目だ。こうして戯曲の核心にぼくらは入る。「よい」世界があることを子供たちが小妖精たちに明かして見せることに、この戯曲の核心はあるのだけれども、はたしてどうやって? 小妖精たちに遊びを教えることを通して。小妖精たちはだんだんに子供たちの遊びにひきこまれていく。そしてとうとうみな一緒に逃げ出す決心をする。ちょうどそのとき子供たちの叔父さんが折よくふいにやって来たので。だが、なんとしたことか、いちばん肝心なときになって人喰い鬼が帰ってきて叔父さんと決闘をはじめる。この果たしあいは初めのうちこそ互いにお世辞と善意の抗議でしのぎを削っていたのに、やがて公然と険悪になって、グロテスクな闘いから凄まじい闘いへと変化する。しかし人喰い鬼が虎、怪物、ジャッカルなどの助勢を求めてよばわると、森からは小鳥たちのさえずりとヴァイオリンの音色が彼にこたえ、人喰い鬼が闇と嵐を求めると、あたり一面に燦然と光がふりそそぎ、ついに絶望しきった彼がおこがましくもその山刀に訴えると、袋のなかにあるのは山刀のかわりにパイプだ。よいひとも改心したひとも歌いながら退場する。
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